Scritto da Michele Marchesini
LA SOMMA E LE PARTI: I TOKIO CONSPIRACY
Hanno un nome che rimanda obbligatoriamente ad Oriente, ma un sound che prende forma dall’incrocio di coordinate diverse del piano geografico e musicale. Sono i Tokyo Conspiracy: formazione tutta Veronese composta da membri provenienti da gruppi più o meno noti al pubblico attento della nostra città. Conosciamoli meglio attraverso le due voci del gruppo: Tiffany e Manuele.
1) Da quanto tempo suonate assieme in questa formazione?
Da circa 5 anni.
Chi vi conosce sa quanto siate persone diverse, ma ascoltandovi mi viene in mente una frase che dice che “il risultato è diverso dalla pura somma delle parti”. Come la interpretate?
E’ una frase che effettivamente ci riguarda. Il risultato nel nostro caso oltre ad essere diverso dalla somma delle parti è di più. Proveniamo dalla stessa scena musicale veronese e ci conoscevamo personalmente e musicalmente da prima di formare i T.C. Conoscevamo le nostre diversità e le abbiamo assunte come punto di forza per creare qualcosa di originale.
Offrite un prodotto musicale particolare che si potrebbe definire “ibrido”: da un lato, strizzate l’occhio all’elemento melodico; dall’altro, non disdegnate l’elemento tecnico. Da che parte state più volentieri ?
Manuele: Direi che stai parlando proprio con il lato melodico. In questo gruppo è vero, ci sono dei musicisti molto tecnici, non è il mio caso, ma la fusione con altri elementi più melodici porta al nostro sound. E’ un po’ il discorso della fusione di prima. Io preferisco il lato della musica che tocca i sentimenti, il feeling, ma per fare questo altre parti del gruppo usano il loro tecnicismo.
Vi presentate come una band Art Rock: cosa significa?
Non è un nome coniato da noi, viene usato per gruppi come Pink Floyd, per un certo tipo di psichedelia anni ‘70 e ora per gruppi come Porcupine Tree o Riverside. E’ una concezione moderna di progressive mescolata a un sound più fresco. Alla fine è, come molta musica di oggi, un crossover tra generi.
Come nascono i vostri pezzi? Avete un modus operandi consolidato?
Molti pezzi nascono da improvvisazioni in sala prove. Facciamo veramente delle ore a improvvisare, da li nasce un’idea, un giro, e da quello si parto con lo sviluppo. Alcuni pezzi sono stati proposti da Stefano (batteria) che ha molte idee ed essendo polistrumentista ci propone a volte giri di chitarra, a volte di basso, a volte ritmici. Poi l’idea viene presa in mano dai musicisti “titolari” e sviluppata.
Ammettiamolo, con il Giappone, a parte il nome, avete poco a che fare: intelligente mossa di marketing o semplice narcisismo estetico?
Tiffany: Personalmente amo molto il Giappone, ma la scelta non è dovuta ad un’effettiva ispirazione nipponica e nemmeno ad una strategia di marketing. Tutto è iniziato a partire dalla scelta del nome, dopo una lunga selezione fatta tra di noi. Successivamente il Giappone si è rivelato un’interessante scelta stilistica a livello di colori e di abbigliamento, ma non si tratta unicamente di questo. Il Giappone è una terra di contraddizioni, di contrasti; un popolo dove ciò che di più classico e minimale si affianca alle tinte forti e al frastuono.
Le provincie silenziose fatte di pensioni termali e carta di riso ad un passo dalla Tokio sgargiante frenetica e futurista. Inoltre, come accade in molti dei nostri pezzi, il Giappone prende ispirazione dalle diverse culture perfezionando e adattando ai propri spazi e alle proprie tradizioni il nuovo e il diverso.
Ditemi in due parole un pregio e un difetto della vostra musica?
Tiffany: Un pregio, sicuramente l’originalità. Un difetto la difficoltà ad inserirci in una categoria definita.
Manuele: Il difetto è la complessità per l’ascoltatore, Il nostro prodotto non è affatto “easy listening”. Il pregio, sicuramente è divertente da suonare per noi musicisti e un ascoltatore attento può perdersi in innumerevoli sfumature.
Avete detto di suonare assieme da qualche anno ormai: come mai vi si vede così poco in giro?
Diciamo che questo non è il periodo più florido per la Verona dei gruppi emergenti e indipendenti. I locali che propongono musica dal vivo spesso durano solo una stagione prima di chiudere, le possibilità e le condizioni per esibirsi non sono tra le migliori.
Quando potremo vedervi di nuovo live?
Venerdì 27 novembre al Boomerang Pub di Illasi con i Little Shamans e prossimamente a Padova in radio.
Musicalmente ci sono sere in cui a Verona magari non si sa cosa fare, altre in cui ci sono troppe offerte e non si sa cosa scegliere. Avete una riga per convincere un nostro lettore a venire a sentirvi.
Tiffany: Siamo veramente belli e bravi!
Manuele: Suoniamo così poco in giro che il nostro concerto è imperdibile!
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